Esattamente
trent'anni fa (il 29 aprile 1980), il maestro del brivido Alfred Hitchock se ne
andava lasciandoci in eredità numerosi capolavori assoluti del Cinema. Nato a
Leytonstone il 13 agosto 1899 in Inghilterra, si sarebbe trasferito a Hollywood
nel 1940, dopo essersi affermato come regista in patria.
Il
suo periodo più fecondo fu quello compreso tra gli anni Cinquanta e la prima
metà degli anni Sessanta. In questi anni furono girate le sue opere più
straordinarie: La finestra
sul cortile (1954), Caccia
al ladro (1955), L'uomo che sapeva troppo (1956), Vertigo (1958), Intrigo internazionale
(1959), Psyco (1960)
e Gli uccelli (1963).
Tutta
l'opera di Hitchock si caratterizza per l'insuperabile abilità nell'usare e
creare suspense.
Questa veniva creata nei suoi film attraverso la discrepanza più o meno
marcata tra quello che lo spettatore sapeva in più rispetto al
personaggio-protagonista. Si otteneva così l'effetto di suscitare uno stato di
ansia o apprensione negli spettatori, accantuato grazie all'utilizzo di colonne
sonore adeguate, luci e ombre particolari.
Il
grande maestro inglese fu un anticipatore dei gusti del pubblico: con Psyco aprì il filone dei
film caratterizzati dalla presenza di un killer psicopatico; con Gli uccelli invece
anticipò il genere dei film horro in cui la natura agisce come una forza
vendicatrice e maligna nei confronti dell'uomo.
Hitchcok
è stato una delle icone più popolari del Cinema del dopoguerra; un vero
e proprio personaggio, che spesso sbalordiva l'opinione pubblica con frasi a
effetto del tipo: "Gli attori sono bestiame" e "Un film non è
una fetta di vita ma di torta".
Abbiamo
voluto così ricordare, in modo breve e modesto, uno dei più grandi registi del
Novecento a trent'anni dalla sua scomparsa. Forse però non tutti sanno che
Hitchock aveva una fobia molto particolare: veniva colto dall'ansia alla vista
di oggetti tondeggianti; per esempio, se vedeva delle uova sudava freddo!
(già pubblicato il 29/04/2010 su Mondoattuale)
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