sabato 29 settembre 2012

The Dark Knight Rises

Sinossi: Otto anni dopo la morte del procuratore Harvey Dent (alias Two-Face), Gotham City assapora un periodo di pace. Bruce Wayne vive ormai ai margini della società rinchiuso nel suo eremo, incapace di trovare un senso alla sua vita dopo la morte dell’amata Rachel e l’impossibilità di indossare i panni di Batman. La minaccia di un terrorista di nome Bane, intenzionato a far emergere con la violenza tutte le contraddizioni in cui vivono gli abitanti di Gotham City, farà tornare Batman in azione…




The Dark Knight Rises è stato uno dei titoli più attesi dell’anno. Cristopher Nolan, capace di reinterpretare in maniera magistrale uno degli eroi più celebri dei fumetti, delude le attese dei suoi fan, concludendo la trilogia dedicata all’uomo-pipistrello con un finale che vive di luce riflessa degli episodi precedenti, in particolare dello strepitoso The Dark Knight.

Il film scritto dai fratelli Nolan presenta una sceneggiatura pirotecnica, piena di colpi di scena, ma povera di profonde riflessioni filosofiche ed escatologiche rispetto ai film precedenti del regista. Si vede poco, insomma, la firma dell’autore su questa pellicola, simile più a un classico prodotto commerciale made in Hollywood che alle grandi opere precedenti del regista, tra cui Memento, The Dark Knight e Inception. Una storia piena di lacune e incongruenze, che si dilunga in alcune sequenze in maniera eccessiva (per esempio nella parte in cui Bruce Wayne è rinchiuso nella prigione-pozzo). Il ritmo, seppur generalmente alto per tutta la durata della pellicola, non è supportato altrettanto bene dall'abbondanza di contenuti originali e profondi (considerando i dialoghi, non ci sono paragoni nelle conversazioni tra Batman e il Joker dell’episodio precedente rispetto a quelle tra Batman e Bane). Insomma, la lunga durata (165 minuti) produce l’effetto di diluire le poche idee originali del film.

Tuttavia, alcune sequenze restano memorabili: tra tutte quella di apertura, con un blitz in alta quota. Apprezzabile anche l’idea della prigione-pozzo, seppur occupi un po’ troppo spazio nel film. Si tratta della metafora più significativa dell’intera pellicola: l’uomo – Wayne – sprofondato nella solitudine e ormai sull’orlo del fallimento professionale  e personale, risorge (per questo nel titolo originale compare la parola rises che significa “rialzarsi, risorgere”, mentre la distribuzione italiana ha tradotto in maniera becera con “Il Ritorno”!), riuscendo a emergere dal pozzo dove era sprofondato e a ritrovare uno scopo per cui vivere e lottare. Il finale invece non è assolutamente all’altezza della trilogia, così come fa sorridere lo scontro di massa tra le forze dell’ordine di Gotham City contro i “rivoluzionari” al servizio di Bane: in quale pianeta fantastico una rivoluzione sociale viene repressa con una mega rissa?

The Dark Knight Rises presenta infatti molti temi attuali, ispirati dalla crisi economica che sta minacciando l’intero mondo occidentale (oltre alla paura del terrorismo di natura religiosa) e dal movimento “Occupy Wall Street”. Questo è allo stesso tempo un punto di forza e di debolezza della pellicola. È un punto di forza perché nella storia viene rappresentata una rivoluzione, con uno scontro di classe tra ricchi e poveri, tra veri “ladri” ed emarginati sociali, che culmina con l’attacco a Wall Street e l’instaurazione di una tirannia che si regge sul terrore. Qui è palese il riferimento ai processi contro i nobili della Rivoluzione Francese: al posto di Robespierre troviamo però lo psicopatico Dr Jonhatan Crane, alias il supercattivo Scarecrow, un accostamento davvero brillante. Questa attualizzazione è anche uno dei principali punti di debolezza della pellicola per diversi motivi: in primis l’ambientazione si fa troppo reale e contingente (Gotham City non è altro che Manhattan e troppi sono i riferimenti all’attuale gravissima crisi economica), spostando le riflessioni sul Bene e sul Male, così come quelle sul senso della vita, da un piano generale a uno particolare e storico; questa estrema attualizzazione non permette più di ambientare la storia in un’atmosfera gotica, da cinecomics, ricca di fascino e originalità. Certo, tutta la trilogia su Batman di Cristopher Nolan non ha una scenografia-fotografia così colorata come le due pellicole dirette da Tim Burton, ma con The Drak Knight Rises sembra di vedere un normale film di azione-thriller, ricco di scene al cardiopalma, invece che un cinecomics impreziosito da elaborati dialoghi come avveniva nell’episodio precedente.

Infine, ma non perché meno importante, la figura del supercriminale Bane a mio avviso non è idonea a chiudere questa trilogia. Il suo personaggio è il più razionale tra la miriade di nemici di Batman presenti nella filmografia sull’uomo-pipistrello. Bane non rappresenta nulla di paragonabile al caos del Joker (indimenticabile l’interpretazione di Heath Ledger, ma anche Jack Nicholson non è stato da meno) o alla paura di natura psicologica e allucinogena provocata da Scarecrow. Si tratta solo di un terrorista mercenario, dotato di grande forza fisica, ma non di "fascino" criminale. La storia costruita intorno a Bane non serve altro che a creare un ponte tra il primo episodio Batman Begins e quest’ultimo, visto che lui è il nuovo leader della Setta delle ombre dopo la morte di Ra’s al Ghul. Anche il doppiaggio italiano non aiuta, rendendo troppo buffa la voce del supercattivo (manco fossimo in una parodia!).

In conclusione, The Dark Knight Rises chiude la trilogia in modo che non ci sia soluzione di continuità con gli episodi precedenti, ma senza aggiungere nulla di davvero originale, né sul piano estetico, né su quello contenutistico. Tutto è già stato detto o fatto nei due episodi precedenti. In breve Nolan ha concluso la sua saga in maniera “scolastica”, con una storia ricca di colpi di scena, ma povera di contenuti e priva di trovate d’autore. Il giudizio complessivo sulla trilogia rimane comunque alto grazie ai primi due episodi: Cristopher Nolan, uno dei maggiori talenti del cinema contemporaneo che ha saputo unire il cinema d'autore e quello più commerciale, è riuscito a rileggere i tradizionali personaggi dell’epopea di Batman in maniera originale (distanziandosi moltissimo dalle opere del predecessore Tim Burton), lasciando un’impronta significativa nella storia del cinema.


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