mercoledì 29 aprile 2015

Mia madre

Sinossi: Margherita (Margherita Buy) è una regista di mezza età in crisi, alle prese con la realizzazione di un complesso film sul mondo del lavoro e con la malattia della madre (Giulia Lazzarini), che la costringe a un confronto doloroso con se stessa e con il fratello Giovanni (Nanni Moretti), perdendosi tra sogni, realtà e ricordi.

Nanni Moretti torna dietro alla macchina da presa dopo il successo internazionale di Habemus Papam del 2011 presentato alla 64esima edizione del Festival di Cannes ed eletto dalla prestigiosa rivista Cahiers du cinéma miglior film dell'anno.

Mia madre è un film profondo, intimista, fortemente autobiografico, pienamente in linea con la cinematografia del regista incentrata su riflessioni e dilemmi esistenziali.

La storia si svolge su due piani: uno privato (la malattia della madre della protagonista e i problemi famigliari) e uno professionale (la crisi di una regista). Moretti sceglie di non interpretare direttamente se stesso nella storia autobiografica, ma di mettersi a lato del film per attenuare il proprio coinvolgimento emotivo  attraverso un personaggio minore (Giovanni, il fratello della protagonista) a sua volta in crisi sia professionale (è in aspettativa) che personale per la malattia della madre.

Il ruolo di alter ego è affidato invece alla brava Margherita Buy che riesce a completare la complessa psicologia del personaggio (alias lo stesso Nanni Moretti) con un tocco femminile, rendendolo forse anche più sincero in quanto le donne riconoscono più spesso degli uomini i propri limiti.

Il film si apre con uno scontro tra poliziotti e scioperanti; poco dopo si scoprirà essere una sequenza "finta" di un film che sta completando Margherita. Uno dei temi portanti dell'ultima opera di Moretti è infatti la riflessione sul suo ruolo, quello di regista. Da intellettuale fortemente riflessivo qual è Moretti, afflitto da mille dubbi, sembra volerci trasmettere un messaggio di sfiducia nel ritenere il cinema un mezzo ancora in grado di rappresentare la realtà socio-politica. Margherita, infatti, è incerta su come girare le sequenze del suo film e, al momento delle decisioni importanti, non sembra mai essere all'altezza del suo ruolo di "dittatore del set".

Anche sul piano privato Margherita è in crisi per via della malattia terminale della madre che non sa come aiutare. L'unica figura a cui aggrapparsi è il fratello, più perfetto e deciso di lei, come nella scelta di sacrificare la propria vita professionale per stare vicino all'ultimo periodo di vita della madre.

Sola, tra i problemi della figlia Livia a cui non piace frequentare il liceo classico per via del latino e una situazione sentimentale complessa (è separata e ha appena lasciato il compagno-attore), Margherita precipita in uno stato di crisi in cui sogni, realtà e ricordi si mescolano tra loro senza soluzione di continuità.

La complessa opera di Nanni Moretti, dedicata alla figura della madre insegnante, è ricca di spunti di riflessione e rappresenta con acume un'epoca complessa e colma di dilemmi esistenziali come la nostra. Si può sacrificare la vita professionale per quella privata? Come si può interpretare bene tutti i ruoli (nel caso di Margherita quello di figlia, madre, sorella, ex moglie, amante e regista) allo stesso tempo senza commettere errori?

Come in un equilibrio precario, il film ha il pregio anche di alternare scene drammatiche a momenti bizzarri di ilarità che vedono per protagonista John Turturro nei panni di una star del cinema in crisi, ormai stufa di vivere nella finzione filmica, desiderosa di liberarsi della propria maschera per tuffarsi nella realtà e viverla. Questo è forse il messaggio più importante che ci vuole lasciare il regista con quest'opera in concorso alla prossima edizione del Festival di Cannes: il cinema di finzione non è (più) in grado di rappresentare la complessità della realtà e delle vita, che sfuggono a qualsiasi tipo di comprensione razionale.  

VOTO:   





1 commento:

Lapostadelcuore(e cazzi e mazzi) ha detto...

...complessità (che il cinema non saprebbe più tradurre) che sfugge a qualsiasi tipo di comprensione razionale e ci inchioda a un umano quanto desolante senso di impotenza. E' questo - forse - il messaggio completo del film.

Esse