martedì 26 maggio 2015

Youth - La giovinezza

Sinossi: Due amici ottantenni, Fred Ballinger e Mick Boyle, trascorrono l'ennesima vacanza nello stesso hotel sulle Alpi svizzere. Mentre Fred, ex compositore e direttore d'orchestra inglese di fama mondiale, è chiuso nella sua apatia e si rifiuta di esibirsi nuovamente seppur su richiesta della regina Elisabetta, Mick è pieno di gioia di vivere e sta lavorando al suo (forse) ultimo film. Ma il tempo sta passando inesorabilmente per entrambi...



Paolo Sorrentino ha presentato la sua ultima opera Youth - La giovinezza al 68esimo Festival di Cannes. Come sempre, il regista napoletano è artefice anche della sceneggiatura del film, che sembra sia stata completata in brevissimo tempo.

Dopo il clamoroso e meritato successo con La grande bellezza, tutti gli occhi erano puntati su Sorrentino, un regista capace di spaccare critica e pubblico tra estimatori e detrattori grazie a uno stile molto personale e a una cura estetica maniacale. Il rischio era, infatti, quello di cadere nel manierismolo sceneggiatore Sorrentino non c'è caduto, il regista Sorrentino, in parte, sì.

Diciamolo subito: Youth non regge il confronto non solo con La grande bellezza e Il Divo, i suoi due capolavori indiscutibili, ma nemmeno con gran parte della sua cinematografia.

La storia, a differenze di altre opere di Sorrentino, è abbastanza semplice in quanto è incentrata su una doppia dicotomia: da una parte - giovinezza / vecchiaia, in parte rappresentata dal rapporto genitori-figli,  dall'altra apatia/gioia di vivere, su cui si poggia la forte amicizia tra un direttore d'orchestra inglese in pensione di nome Fred Ballinger, interpretato magistralmente da Michael Caine, e da Mick Boyle, un anziano regista rinomato giunto a fine carriera (Harvey Keitel).

Quasi tutta la storia narrata si svolge in un lussuoso albergo svizzero frequentato da star (come Maradona) per lo più anziane in cerca di una vacanza che li faccia ringiovanire anche grazie a cure termali, massaggi, etc.

Il film alterna alti e bassi, e presenta purtroppo alcuni cali di ritmo e lacune nella sceneggiatura. Sorrentino brilla ancora una volta nel girare le scene più oniriche e di felliniana memoria come quella del sogno di Ballinger  in cui in una piazza San Marco invasa dal mare si "scontra" su una passerella con una giovane donna bellissima, Miss Universo, un incontro tra giovinezza e vecchiaia che termina con una sensazione di affogamento e di apnea.

Queste scene, esteticamente bellissime grazie anche a una fotografia curatissima diretta sempre da Luca Bigazzi, contrastano fortemente con la maggior parte delle sequenze che riprendono i protagonisti in situazioni "normali" e con dialoghi poco brillanti.  Anche i movimenti di macchina più complessi, di cui Sorrentino è un virtuoso, sono messi da parte in favore di una regia più semplice.

Solo i due protagonisti vengono indagati introspettivamente, mentre  ce ne sono molti misteriosi di "contorno", che, come accadeva in La grande bellezza compongono una galleria esaustiva del grottesco umano.

Anche il tema dei ricordi che svaniscono con l'avanzare dell'età crea un trait d'union con l'opera precedente, ma il tema veniva sviluppato meglio in La grande bellezza  con la frustrante, incessante e umanissima ricerca di Jep Gambardella di ricordarsi il primo amore della sua vita e i dettagli del momento del suo primo bacio.

I punti forti del film sono sicuramente la gigantesca interpretazione di Michael Caine, la colonna sonora di David Lang, la fotografia e alcune, purtroppo poche, sequenze in cui lo stile di Sorrentino irrompe senza freni confondendo magicamente sogno e realtà in un caleidoscopio di immagini.

Sembrerebbe che Sorrentino quando cerchi di fare un film più internazionale, diciamo "hollywoodiano",  smarrisca un po' la sua personalissima e geniale visione di cinema, mettendo un freno alla sua creatività sia di cineasta che di sceneggiatore a vantaggio di un cinema più popolare (e commerciale?). Era già accaduto con This Must Be the Place, altro film internazionale del regista con protagonista Sean Penn.

Come dicono i protagonisti di Youth, le emozioni sono sopravvalutate ma sono tutto ciò che abbiamo; purtroppo Sorrentino ce ne aveva regalate molte di più con le sue opere precedenti.


VOTO: 



2 commenti:

daniele ha detto...

Dopo la grande bellezza un film di sorrentino che d'Italia non ha, purtroppo, niente. Se non degli scorci di Venezia.
Cast eccellente, ma senza quel tocco di italianità che ha dato lo slancio all'ultima opera del regista...Vedere Aldo Ralli (alias Ciarrapico nel Divo) nella parte di un cameriere per mezzo secondo è un vero peccato!

Dialoghi che ho trovato stanchi e senza ritmo dei quali non riesco a ricordare una sola battuta.

Alessandro G. Fuso ha detto...

Ciao Daniele, grazie per il tuo commento.

Siamo d'accordo sul fatto che tra i punti deboli di questo film ci siano il ritmo (troppo lento) e i dialoghi (poco incisivi).

Pare che la sceneggiatura sia stata stesa in soli 20 giorni dal regista stesso.

L'unica battuta degna di nota, forse, è quella in cui Caine dice "Le emozioni sono sopravvalutate", per poi ottenere la risposta molto più avanti da Keitel "Sono tutto ciò che abbiamo".

Un film lontanissimo, purtroppo, dalla "grande bellezza" dell'opera precedente.