L’ultima
fatica dello stakanovista Woody Allen
sembra segnare un ritorno al passato rispetto al passo falso commesso con Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni. Midnight in Paris, un vero e proprio
omaggio del regista verso la Ville Lumière, sembra contenere infatti gran parte
degli elementi che hanno contrassegnato la sua lunga produzione cinematografica.
Il film si regge su tre pilastri: i dialoghi; la fotografia; la musica.
La
sceneggiatura è sempre stata l’arma vincente di Allen, che con le parole riesce
a imporre un ritmo sfrenato alle proprie storie. Anche la fotografia ha da
sempre contraddistinto i suoi lavori migliori (si pensi ad esempio a Manhattan e a Ombre e nebbia). Qui la fotografia, affidata a Darius Khondji, crea
un’atmosfera calda che richiama alla mente i quadri degli impressionisti,
giocando molto sui toni del marrone e del rosso. Infine la colonna sonora ricrea
efficacemente l’atmosfera tipica degli anni Venti, epoca in cui cominciò a
diffondersi il jazz tanto amato dal regista.
È stata
sicuramente una scelta coraggiosa quella di affidare la parte del protagonista all’attore
comico Owen Wilson, che non sempre
però riesce a reggere il ruolo che avrebbe un tempo interpretato lo stesso
Allen. Manca un tocco di sarcasmo nelle sue battute, che spesso scadono in una
comicità di poco valore. Sembrano invece ben calati nei propri ruoli tutti gli
attori che interpretano gli artisti e gli intellettuali della Parigi degli anni
Venti, tra cui spicca una bellissima Marion
Cotillard nei panni di Adriana, amante di Modigliani e Picasso, per cui Gil
perde la testa.
Il
tema portante di Midnight in Paris è
chiarissimo e forse anche troppo ostentato: non bisogna illudersi che nel
passato si vivesse meglio solo perché ci sembra più brutto vivere nel presente.
La verità è che ci ricordiamo solo delle cose migliori delle epoche passate,
idealizzandole così tanto da farle sembrare delle età dell’oro. Una trappola in
cui cade prima il protagonista della storia che cerca un rifugio dai suoi
problemi quotidiani (l’imminente matrimonio, il rapporto con i futuri suoceri,
le difficoltà nella stesura del suo prima romanzo), e poi Adriana, che una notte, assieme
a Gil, si ritrova catapultata nella Belle époque,
da cui decide di non fare più ritorno.
La
conclusione della storia è un po’ troppo romantica e scontata, così come l’intero
film. Gil decide di lasciare Inez e di rimanere a Parigi. L’incontro notturno
con una ragazza francese conosciuta a un mercatino delle pulci fornisce a Gil
la ragione per vivere il presente senza vagheggiare più un’età dell’oro mai
esistita.
In conclusione
l’ultimo lavoro di Woody Allen è un buon film, soprattutto alla luce del
precedente, ed è in nomination ai prossimi Oscar per ben quattro categorie
(miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura originale, miglior
scenografia). Tuttavia il romanticismo esagerato che percorre tutta la
pellicola rischia di essere alla lunga stucchevole per gli spettatori e di trasformare
la storia in una banale favola con l’immancabile carrozza di mezzanotte. Ci
aspettiamo ben altro dal maestro newyorkese.
VOTO:
4 commenti:
Sono d'accordo con la tua valutazione. Il film è ricco di atmosfera che chiunque sia stato almeno una volta a Parigi non può più dimenticare.
Mi fa piacere.
Concordo sulla bravura di Woody Allen nel ricostruire l'atmosfera magica che si respira a Parigi.
A presto!
Sono d'accordo su quanto scrivi. Un buon film ma purtroppo con alcune pecche. Peccato perché con maggiore attenzione Woody Allen avrebbe potuto girare un film all'altezza dei suoi migliori lavori.
Peccato davvero.
Grazie Luciano per la visita,
a presto!
Posta un commento