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venerdì 1 luglio 2016

Anomalisa: un film d'animazione anomalo


Già pubblicato il 20 giugno 2016 su "Farecultura.net"


Sinossi: Michael Stone, un uomo di mezza età depresso e alle prese con una grave malattia pschiatrica, marito e padre oltre che esperto di customer care e noto autore di best-seller sul tema, si trova a Cincinnati negli Stati Uniti per una conferenza. Solo e triste nell’hotel Frigoli della città, il protagonista prova a ricontattare la donna con cui undici anni aveva avuto una relazione, da lui bruscamente e inspiegabilmente interrotta. La serata sembra svolgere al peggio finché Stone non incontra una donna chiamata Lisa e qualcosa cambia improvvisamente dento di lui. L’attrazione reciproca potrebbe cambiare il corso delle loro vite.



Vincitore del Gran Premio della giuria all’ultimo festival di Venezia e candidato all’Oscar per miglior film d’animazione, “Anomalisa” è un film spiazzante e originale, che sicuramente non lascia indifferenti gli spettatori.

Diretto dal duo Duke Johnson e Charlie Kaufman, premio Oscar per la sceneggiatura di “Se mi lasci ti cancello” e regista di “Synecdoche, New York”, “Anomalisa” è interamente girato con la tecnica della stop-motion e i protagonisti sono tutti dei pupazzi.


Nonostante la banalità della trama, l’opera è significativa non solo per la ricchezza di emozioni espresse dai due personaggi principali ma anche e soprattutto per la capacità del protagonista di creare empatia con gli spettatori pur non essendo umano.

L’idea originale risiede nel fatto di ricreare uno stato d’animo di profondo malessere esistenziale ai limiti di una malattia psichiatrica nota come sindrome di Fregoli (nome dell’albergo) dando la stessa voce e il medesimo volto a tutti i personaggi. Fa eccezione proprio Lisa, che ha una voce e un volto differenti dalla “massa”, da cui il protagonista viene attratto per la sua “anomalia”, simboleggiata da una piccola cicatrice sul viso. Da qui la scelta del titolo, unione delle parole “anomalia” e “Lisa”.  

Un film d’animazione per adulti contenente una lunga scena di sesso tanto goffa quanto realistica e tenera, difficilmente realizzabile meglio con attori in carne e ossa.

Il lungometraggio, che ha raccolto numerose recensioni positive da parte dei critici (qualcuno ha parlato addirittura di capolavoro), mescola ingredienti diversi – il surrealismo, l’horror, l’onirismo - per parlare di temi esistenziali complessi come il rapporto tra i sessi e la sensazione di alienazione dell’uomo-massa contemporaneo chiuso nella gabbia della routine quotidiana come un automa amorfo e apatico.

Prodotto anche grazie al “crowdfunding” (sono stati raccolti online 406mila dollari), quindi fuori dal circuito convenzionale delle major, l’opera presenta dialoghi profondi e alcune scene memorabili perché capaci di emozionare veramente, come quando Lisa offre una toccante versione canora di “Girls Just Wanto to Have Fun”.

In conclusione, un’opera ambiziosa, originale, un po’ deludente nel finale sbrigativo, capace però di suscitare forti emozioni. O che lo si ami o che lo si odi, “Anomalisa è un film inclassificabile, strano e destabilizzante di cui, una volta entrati, si resta prigionieri” come ha ben descritto il critico cinematografico Roberto Nepoti su “la Repubblica”.


VOTO: 





venerdì 18 settembre 2015

Venezia: Leone d'oro a "Desde allà" di Lorenzo Vigas

Articolo già pubblicato su "ArtInTime" il 13 settembre 2015.

Contro ogni pronostico della vigilia, il Leone d'oro della 72esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è stato assegnato all'opera prima "Desde allà" del venezuelano Lorenzo Vigas. "Desde allà" narra la storia di un uomo benestante di mezza età che paga dei ragazzini a Caracas per vederli da vicino.

La giuria, presieduta dal messicano Alfonso Cuaròn, ha deciso di premiare per la prima volta a Venezia un film sudamericano, accendendo molte polemiche tra i critici. Sono rimasti infatti fuori dal palmarès  molte opere apprezzate dalla critica internazionale: da "Rabin, the Last Day" di Amos Gitai a "Francofonia"di Aleksandr Sokurov, da "Behemoth" di Zhao Liang al film di Jerzy Skolimowski "11 Minutes".

Pablo Trapero si è aggiudicato invece il Leone d'argento per la miglior regia grazie a "El Clan", un film crudo che narra la storia di una famiglia argentina che vive di rapimenti e omicidi.

Ad "Abluka" del turco Emin Alper è andato invece il Premio speciale della giuria, mentre la Gran Premio della giuria ad "Anomalisa", film d'animazione in stop-motion diretto da Duke Johnson e Charlie Kaufman.
decisione più coraggiosa sembra essere l'attribuzione del

L'Italia, in concorso con quattro film, si deve accontentare della vittoria della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, assegnata a una splendida Valeria Golino per il suo ruolo in "Per amor vostro" di Giuseppe Gaudino. é stato premiato invece come miglior attore il francese Fabrice Luchini per "L'hermine", opera diretta da Christian Vincent che ha
conquistato anche il riconoscimento per la miglior sceneggiatura.

Il Premio Mastroianni, dedicato agli attori emergenti, è stato coraggiosamente assegnato al piccolo Abraham Attah, protagonista di "Beasts of No Nation" di Cary Fukunaga.

Nella categoria "miglior opera prima" ha trionfato "The Childhood of a Leader" di Brady Corbet, mentre nella sezione Orizzonti è stato premiato "Free in Deed" di Jake Mahaffy.

In questa edizione della Mostra di Venezia pare evidente che si sia privilegiato il cinema della realtà (ma non era già accaduto a Cannes?), mettendo in secondo piano opere più immaginifiche e artistiche di cineasti di fama internazionale. Non sarà forse il caso di cambiare rotta e di tornare a premiare il cinema con la C maiuscola?