Gran Bretagna, 1966. Un gruppo di Dj anglosassoni
lavora a Radio rock, un’emittente pirata che trasmette rock e pop 24 ore su 24
da una nave ancorata nel mare del Nord. La Bbc invece, può trasmettere musica
solo per due ore alla settimana, su direttiva del governo britannico. Il
bigotto ministro Dormandy (Kenneth
Branagh) lancia una battaglia senza esclusione di colpi contro i Dj-pirati,
considerati trasgressivi ai limiti dell’eversione. La popolarità di Radio rock
però è in crescita continua, grazie agli otto Dj capitanati da Quentin (Bill Nighy), tra cui spiccano il
“Conte” (uno strepitoso Philip Seymor
Hoffman) e il suo rivale inglese Gavin (Rhys Ifans), veri idoli dei giovani britannici. Sulla nave pirata
giunge poi un ragazzo di nome Carl, espulso da scuola, che troverà un proprio
percorso di crescita grazie ai nuovi amici.
L’ultima
opera di Richard Curtis, grande
autore di commedie brillanti intrise di humour inglese, riesce a ricostruire
l’atmosfera magica che si respirava nel Regno Unito negli anni Sessanta.
Soprattutto viene bene rappresentato il desiderio di libertà di espressione di
quella generazione che trovava la propria carica trasgressiva nel rock. La
nuova musica era considerata
dall’establishment alla stregua della pornografia: andava condannata come
immorale e censurata. Invece, milioni di persone ascoltavano di nascosto la
musica rock, anche coloro i quali pubblicamente si schieravano dalla parte dei
moralisti e delle autorità. Il film a tratti sembra trasformarsi in un vero e
proprio documentario storico e sociologico: le sequenze in cui si vedono vari
tipi di persone ascoltare di nascosto la musica rock per radio, anche nei
luoghi meno pensabili, ci offre uno spaccato della società di quegli anni. L’ascolto
della musica rock e pop per radio stava diventando una abitudine trasversale e
di massa negli anni Sessanta.
La
storia del film contrappone uno stile di vita libero e dedicato ad un ideale
(la musica) a una vita conformista e alienata (ben rappresentata dalla famiglia
del ministro Dormandy). Inoltre viene esaltato il concetto della libertà di
espressione a tutti i livelli: nessuna autorità dovrebbe imporre degli standard
di comportamento che, qualora siano trasgrediti, vengono etichettati subito
come atti di ribellione. Ecco allora che sulla nave di Radio rock si crea una
sorta di società utopica, in cui si vive nella fratellanza e nella libertà, al
di fuori dei vincoli posti dalla società. In questo microcosmo, dove sono
rappresentati vari tipi di personaggi tra loro complementari, ognuno riesce a
trovare se stesso , libero dai condizionamenti del mondo a terra. E questo
percorso viene compiuto soprattutto dal giovane Carl, in un iter di iniziazione
ai piaceri della vita.
I love radio rock è una commedia
brillante, che diverte senza cadere nella volgarità. Tutta la storia è sorretta
poi da una strepitosa colonna sonora che contempla molti capolavori, come
alcune hit degli Who e dei Rolling Stones. La musica però non ha solo una
funzione di accompagnamento, ma in diverse scene svolge anche una funzione
empatica. Tra le scene più belle, da menzionare quella dai tratti onorici in
cui la nave che sta affondando è piena d’acqua in cui si muovono degli Lp
storici. Insomma, un elogio verso il rock (da evidenziare i titoli di coda in
cui compaiono le copertine degli album più celebri) e un inno alla libertà di
epressione e di pensiero, che è sempre osteggiata dalle istituzioni politiche e
religiose in ogni epoca e in ogni luogo (ogni riferimento alla nostra attuale
situazione italiana è puramente voluta!).
(già pubblicato il 13/09/2009 su Mondoattuale)
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