Quanto valgono le parole se
sei chiamato a guidare una grande nazione come il Regno Unito alla vigilia
della Seconda Guerra Mondiale? Intorno a questa domanda ruota la storia
raccontata nell’opera Il discorso del re del
regista inglese Tom Hooper, basata
sulla sceneggiatura del veterano David Seidler (vittima lui stesso di
balbuzie). Si tratta della tormentata storia personale del futuro re
d’Inghilterra Giorgio VI (interpretato magistralmente da Colin Firth), che, seppure afflitto da balbuzie, si trovò a guidare
inaspettatamente una nazione dopo l’abdicazione del fratello.
Negli anni Trenta, con la
piena affermazione della società di massa, i discorsi pubblici dei capi di
Stato si trasformano gradualmente in eventi da gestire efficacemente sul piano
della comunicazione per tenere unito un popolo e creare consenso attorno alle
scelte politiche. Il principe Bertie, figlio di re Giorgio V, fallisce il suo
primo discorso alla radio nel 1925 durante la cerimonia di chiusura a Wembley
della Empire Exhibition. La radio, unico medium di massa di quell’epoca,
consente di far entrare i leader politici direttamente nelle case dei cittadini
grazie alle parole trasmesse via etere. Se prima a sentire la voce del sovrano
erano solo pochi “fortunati” che si trovavano nel luogo della cerimonia
pubblica, adesso tutti i cittadini diventano i potenziali destinatari del
messaggio. E la famiglia reale, come una ditta qualsiasi, deve imparare a
sfruttare il nuovo mass medium per continuare a governare col consenso del
popolo.
Per questi motivi Bertie, su
insistenza della moglie (Helena Bonham
Carter), si convince a curare la sua balbuzie recandosi da Lionel Logue (Goeffry Rush) un logopedista
australiano sui generis, ex attore, con
cui instaurerà un lungo e profondo rapporto di amicizia che durerà tutta la
vita. In realtà i problemi del principe nascondono ben altri disagi, legati
alla freddezza con cui i genitori l’hanno cresciuto e alla costrizione a usare
la mano destra invece che la sinistra. Quando il protagonista si reca nello studio
di Lionel si sente protetto e, in diverse occasioni, sembra vivere qualche
attimo di felicità, come se il suo terapista si trasformasse a tratti nel padre
che non ha mai avuto. Ma fuori si sente a disagio, soprattutto quando è
chiamato a “recitare” una parte che appare al di fuori delle sue possibilità:
quella del re. Questo contrasto tra dentro e fuori è evidenziato abbastanza
chiaramente dalla diversità della luce e dei colori dei due ambienti: lo studio
di Lionel è inondato dalla luce ed è tappezzato di dipinti colorati non ben
decifrabili; l’ambiente esterno invece è plumbeo e sempre avvolto dalla nebbia,
quasi a simboleggiare la situazione di disagio interiore vissuta da Bertie nel
mostrarsi in pubblico. La pellicola termina
con la prova più difficile per Bertie: il discorso alla radio del 1939, con cui
dichiara ufficialmente l’entrata in
guerra del Regno Unito contro le armate naziste di Hitler, grazie al sostegno
dall’amico-assistente Lionel.
Il film di Hooper scorre via
piacevolmente, grazie a una linea narrativa semplice e lineare (forse anche
troppo). Come dicevamo all’inizio, la messa in scena è minimale, frontale e
spesso con macchina fissa; in sintesi mancano i virtuosismi da parte del
regista. Tutto il film è giocato quasi esclusivamente sull’interpretazione
degli attori principali. Se Firth e Rush non deludono – e a Fith è andato
meritatamente un Oscar come miglior attore - sembra invece poco convincente la
prova di Carter nei panni della futura regina Elisabetta, storicamente nota per
avere un carattere vivace. Alla lunga la storia sembra diventare ripetitiva,
raccontando i successi e le ricadute cicliche del protagonista, fino alla prova
finale del discorso alla nazione per radio.
In conclusione Il discorso del re è sicuramente un buon
film, ma non meritevole di vincere ben quattro statuette all’ultima edizione
degli Oscar, soprattutto per le categorie “miglior film” e “miglior regia”. Come
è tradizione, il verdetto della notte degli Oscar delude molto spesso.
(già pubblicato il 15/03/2011 su Mondoattuale)
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