sabato 28 gennaio 2012

Scomparso il più grande produttore italiano


È morto l’11 novembre a Los Angeles uno degli uomini più importanti nella storia del Cinema degli ultimi sessant’anni. Oggi si celebrano i suoi funerali. Stiamo parlando di Dino De Laurentiis, il più grande produttore cinematografico italiano.

Al secolo Agostino De Laurentiis, più noto come Dino, nato a Torre Annunziata l’8 agosto 1919, era figlio di un commerciante di pasta. Tentò la fortuna a Roma come attore, ma capì che avrebbe avuto più successo dall’altra parte della “barricata”, ovvero nella produzione. Non gli mancavano né le idee, né il fiuto degli affari.

Tra gli anni Quaranta e Cinquanta produsse numerose pellicole celeberrime, nel pieno della stagione neorealista: Riso amaro (G. De Santis, ’48), Napoli milionaria (’50, E. De Filippo), Dov’è la libertà (Rossellini, ’54), Miseria e nobiltà, La Grande guerra (’59, Monicelli). Con il produttore Carlo Ponti, De Laurentiis creò una casa di produzione, che diede vita al primo film italiano a colori: Totò a colori nel 1952. Durante il “periodo italiano” De Laurentiis produsse anche due opere di Fellini (La strada e Le notti di Cabiria), premiate entrambe con l’Oscar per miglior film straniero.

Nella biografia del grande produttore italiano lo spartiacque più significativo fu senza dubbio la decisione di trasferirsi negli Usa, dopo l’introduzione nel 1965 della legge Corona che predisponeva dei sussidi di Stato solo per i film al 100% italiani. Per De Laurentiis era una legge deleteria: «Richiedeva che per definire un film “italiano”, e candidarlo quindi a ricevere finanziamenti pubblici, dovevano essere italiani il regista, la metà degli sceneggiatori tre quarti degli attori e dei tecnici. Una limitazione che ha tarpato le ali alle produzioni, alla creatività, alla libertà. È anche per questo motivo che me ne sono andato dall’Italia per lavorare in America» (dal Sole 24 Ore, 15 settembre 2009).
Decise così di dare nuova vitalità alla carriera trasferendosi negli Usa, dove i produttori avevano le mani più libere. Tra i film prodotti negli Usa, vanno ricordati: Serpico (Sidney Lumet, 1973), Il giustiziere della notte (Michael Winner, 1974), I tre giorni del condor (Sideny Pollack, 1975), Dune e Velluto Blu di David Lynch e più di recente Hannibal di Ridley Scott.
Io personalmente sono legato a due film poco trattati dai critici: Waterloo (Sergei Bondarchuk, 1970) e Flash Gordon (Mike Hodges, 1980). Il primo è un grande film storico, con Orson Welles (nei panni di Louis xvii), Cristopher Plummer (nel ruolo di Wellington) e un intenso Rod Steiger (nella parte di Napoleone); il secondo è invece più noto per la colonna sonora dei Queen. Com’è noto, all’epoca dell’uscita nelle sale Flash Gordon fu un flop total, ma di recente si è trasformato – come spesso succede – in un cult movie.

Una carriera straordinaria, ai limiti della leggenda, quella di Dino De Laurentiis, capace come pochi di attraversare i decenni, risollevandosi sempre dopo gli insuccessi (tra cui anche il fallimento degli studi di Dinocittà). È stata un’avventura epica forse irripetibile, lunga sessant’anni, con decine e decine di film prodotti, giustamente suggellata con l’Oscar nel 2001. 

(già pubblicato il 15/11/2010 su Mondoattuale)


Nessun commento: