sabato 28 gennaio 2012

A Serious Man


Trama: Larry è un professore di fisica ebreo che sogna di entrare definitivamente nel mondo accademico. La sua vita viene però improvvisamente sconvolta da una serie di eventi imprevisti: la moglie chiede il divorzio rituale per risposarsi con un amico di famiglia, il figlio attende di festeggiare il suo Bar mitzvah, la figlia gli ruba dei soldi per rifarsi il naso, uno studente coreano tenta di corromperlo e una vicina sexy gli turba i sogni. Per uscire da questo momento esistenziale difficile, Larry decide di rivolgersi a tre rabbini…



Qual è il senso delle cose che ci capitano nella vita? È tutto frutto del caso o di un disegno divino? Intorno a questa questione esistenziale ruota l’ultima fatica dei fratelli Coen, che mettono in scena una commedia sugli ebrei ironica, sprezzante ed enigmatica, ambientata nel 1967 in una cittadina del Mid-West americano. Non è un caso che il protagonista sia un professore di fisica, un uomo “serio”, per bene, rispettoso della tradizione ebraica, che cerca nelle formule matematiche una via per risolvere i problemi della vita. Una serie di eventi familiari e professionali però lo mettono alla prova, così come accade a Giobbe nella Bibbia. Come lui, anche Larry non perderà mai la fede, nonostante mille problemi (tra cui il distacco dai figli), anzi, cercherà proprio nei riti e nella tradizione della sua religione una chiave di lettura di quello che gli sta capitando. Chiederà udienza anche a tre rabbini, in ordine crescente di età e importanza, per capire cosa vuole Ashem (il Signore) dalla sua esistenza. I tre saggi (in realtà due perché il terzo non lo riceve in quanto impegnato a meditare) non hanno risposte facili da dargli: l’unica via è non fare domande, essere un uomo serio, pronto ad aiutare gli altri e ad accettare il volere divino con rassegnazione, senza cercare di comprenderlo dal punto di vista umano.

I Coen, con questa brillante commedia in parte autobiografica, cercano di mettere alla berlina in modo ironico e originale il mondo della cultura ebraica, un po’ alla Woody Allen. La storia di Giobbe viene contestualizzata nell’America degli anni Sessanta sconvolta dalla forza del rock e della trasgressione (alcuni chiari riferimenti sono l’uso di hashish del figlio tredicenne Danny, la focosa vicina che incarna l’erotismo, l’esigenza estetica di un intervento rinoplastico della figlia Sarah e il tradimento della moglie). Larry cerca di risolvere i suoi problemi in modo serio e ortodosso, secondo i dettami della sua religione, ricca di usanze e storie che si perdono nella notte dei tempi. Nonostante questa integrità morale e religiosa, non riesce ad uscire fuori dai guai e a rientrare nelle grazie del Signore come invece accadeva al personaggio biblico. Anzi, anche il finale, aperto e pregno di significati simbolici, non ci fa presagire niente di buono all’orizzonte, dove invece si scorge un tornado devastante pronto a seminare distruzione (e a spazzare via una bandiera americana enigmaticamente inquadrata).

In conclusione, un film geniale (soprattutto nella sceneggiatura e nel montaggio), dal ritmo serrato e ricco di ironia, con una magistrale interpretazione di Michael Stuhlbarg. Una storia che si presta a diverse letture interpretative, soprattutto per chi conosce più a fondo la cultura giudaica. 


VOTO: 


(già pubblicato il 4/11/2010 su Mondoattauale)


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