Cos’è un gruppo sociale? “Un
insieme di persone fra loro in interazione con continuità secondo schemi
relativamente stabili, le quali si definiscono membri del gruppo e sono
definite come tali da altri” (Merton, Social
Theory and Social Structure, 1949). Questa è la definizione che viene
riportata nei manuali di sociologia. E intorno a questo concetto ruota gran
parte della storia raccontata magistralmente dal regista David Fincher, che
illustra la nascita del più grande social network dei nostri giorni: Facebook.
Ogni individuo è interessato
a essere “connesso” agli altri tramite delle reti sociali, costituite da
contatti e amicizie. Così come in economia conta chi ha più soldi, nella vita
sociale si misura l’importanza del soggetto in base al numero e alla qualità
delle persone che conosce. Il fondatore di Fecebook Mark Zuckerbeck
(interpretato da Jesse Eisenberg), è un genio dell’informatica, ma nel mondo
reale non è capace a relazionarsi: è schivo, fuori dai club di Harvard (dove
accedono i più coraggiosi e facoltosi attraverso dei veri riti di iniziazione)
e non riesce neanche a far sentire amata la sua ragazza, che, infatti, lo
lascia all’inizio del film. Da qui prende avvio la vendetta dell’ingegnere
genietto: per vendicarsi, non solo rovina la reputazione dell’ex tramite il suo
blog, ma crea, grazie ad un amico, un sito (FaceMash) dove gli utenti (maschi)
possono votare la preferita tra due foto di ragazze scelte at random da un algoritmo. Non mettono in conto
però né se questa azione sia moralmente corretta, né i danni possibili sulle
persone coinvolte. Come dicevano gli antichi “Verba volant, scripta manent”: la
parola scritta ha una forza distruttiva enne volte superiore a quella orale e
soprattutto, se consideriamo la Rete, non se ne perde memoria.
Zuckerbeck gradualmente
comincia a pensare che si possa creare una realtà sociale virtuale, dove, i più
svantaggiati nel mondo reale, possano avere più chance di successo, soprattutto
in campo sentimentale e sessuale. Crea così una community virtuale (Harvard
Connection), assieme ai fratelli Winklevoss. Ma
l’ambizione di Zuckerbeck non ha limiti: vuole creare un mondo sociale globale
parallelo, dove chi non è connesso è tagliato fuori da tutto, in altre parole
non esiste. Nasce così “The Facebook. Una volta realizzato il suo sogno, il
protagonista si troverà di nuovo solo, senza nemmeno gli amici cofondatori, che
anzi gli hanno fatto causa.
Fincher ha scelto di dare un
taglio preciso al film, offrendoci una lettura “forzata” della storia. Il
racconto, che si apre con una delusione d’amore, non può che terminare con la
ripresa del tormento del protagonista verso la sua ex, che non solo gli ha
negato un rapporto reale nel mondo fisico, ma anche l’amicizia virtuale su
Facebook. Partendo da questa considerazione, possiamo interpretare The Social Network come un film che
racconta la nostra epoca, facendo emergere l’immagine di una società priva di
valori e amicizie reali, tutta
concentrata sulla quantità e non sulla qualità. Non esistono personaggi
virtuosi in questa pellicola. I valori di cui i protagonisti – tutti maschi che
rappresentano la classe dirigente futura - si fanno portatori, sono: la
ricchezza, il successo con le ragazze, essere al centro delle relazioni sociali e arrivare
primi in ogni competizione. Quindi, è possibile anche interpretare l’opera di
Fincher come una critica alla società contemporanea, dove le relazioni umane
sono diventate meno importanti di quelle virtuali.
Anche se consideriamo alcune
scelte stilistiche del regista possiamo avvicinarci a questa chiave di lettura,
per esempio analizzando la struttura temporale del racconto e il tipo di
colonna sonora. Il regista ha scelto di utilizzare molto i flashback che si
alternano alle sequenze che spiegano le cause in corso per i diritti su
Facebook. Si crea così la sensazione di una realtà frammentata, caotica, e in
ultima analisi, postmoderna. La scelta della colonna sonora poi, riveste a mio
giudizio un ruolo primario per la riuscita dell’opera: le musiche, che danno in
molte sequenze un ritmo da thriller alla pellicola, sono acide, taglienti,
elettriche, veloci e fredde. In breve, creano una sensazione di
spersonalizzazione, caratteristica non solo della Rete, un luogo virtuale
creato con il sistema binario, ma anche della società odierna. Forse, anche
questi suoni-rumori simboleggiano il frastuono e la velocità della società
contemporanea, dove si vive sempre meno in luoghi fisici, e sempre più in
luoghi virtuali freddi, dove le emozioni non guidano più le azioni delle
persone, ma tutti devono essere presenti per esistere anche in quella reale.
Un’opera molto interessante
questa di Fincher, non solo in termini cinematografici, ma anche sociologici,
che potrà essere usata in futuro per spiegare la genesi di un fenomeno di massa
(Facebook) che sta cambiando la società e il modo di relazionarsi delle persone.
(già pubblicato il 30/11/2011 su Mondoattuale)
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