Trama: L’asso dell’aviazione italiana Marco Pargot, dopo una misteriosa metamorfosi in un maiale antropomorfo, si guadagna da vivere facendo il cacciatore di taglie sui cieli dell’Adriatico, durante il periodo fascista. Schivo e scontroso, Porco Rosso non bada alla sua vita sentimentale, occupandosi solo di rimanere imbattibile nei duelli aerei. L’incontro con Fio Piccolo, una giovane meccanica e progettista di aerei, gli cambierà per sempre la vita.
Uscito in Giappone
nel 1992, ma distribuito in Italia solo nello scorso novembre, Porco Rosso è l’ennesimo capolavoro del
maestro dell’animazione nipponica Hayao Miyazaki, le
cui opere ci regalano sempre grandi emozioni e viaggi in avventure fantastiche.
La storia ruota intorno a una maledizione -
uno dei temi ricorrenti nella poetica di Miyazaki - che ha colpito il
protagonista Marco Pogot (il nome è un omaggio ai fratelli fumettisti Nino e
Toni Pagot, noti soprattutto per aver creato Calimero) trasformandolo in un
maiale antropomorfo, dopo essere rimasto l’unico sopravissuto a una battaglia
aerea della Prima Guerra Mondiale (“Sono sempre i buoni a morire” dice il
protagonista). La metafora dell’uomo-maiale può essere interpretata in vari
modo. Innanzitutto, nella concezione buddhista, il maiale simboleggia i difetti
dell’uomo e Marco ne ha soprattutto dal punto di vista emotivo (non riesce ad
amare Gina) e caratteriale. Nella mentalità nipponica invece, essere l’unico
reduce di una battaglia in cui sono morti tutti i propri compagni è un fatto
vissuto con vergogna e Marco sembra proprio rispecchiare questo senso di
frustrazione. Forse però, le migliori letture di questa splendida metafora sono
altre. L’essere diverso dagli altri fisicamente è emblema da una parte, del
rifiuto di Marco verso il regime fascista (“Meglio porco che fascista” è una
delle frasi cardine della storia), che infatti lo considera un dissidente
politico da arrestare, dall’altro, simboleggia lo spirito “anarchico”
dell’aviatore che non si vuole conformare alle regole sociali vigenti. Interessante
è poi considerare l’aspetto animalesco di Marco come simbolo dell’attrazione
sessuale maschile, che prescinde dalla bellezza esteriore. Forse, è proprio
questo ad attrarre l’adolescente Fio Piccolo - ennesimo personaggio femminile
al centro dell’universo poetico di Miyazaki - che si innamora di Marco e, alla
fine della storia, grazie alla sua purezza interiore, lo libera dalla
maledizione con un bacio.
Una delle peculiarità
di Miyazaki è la semplicità della linea narrativa: attraverso l’uso della fiaba
il maestro riesce sempre a toccare temi seri rivolti agli adulti, dall’amore al
pacifismo, dall’ambientalismo alla lotta contro il progresso senza freni. Per
questo, possiamo considerare Miyazaki un poeta che si esprime attraverso
l’animazione. La sua poesia si sublima anche in Porco Rosso attraverso le musiche del fido Joe Hisaishi (che ha
firmato la colonna sonora di tutti i capolavori del cineasta, formando una
coppia simile per potenza emotivo-visivo-sonora al duo del genere western Leone-Morricone)
e le immagini, semplici ma che penetrano nei cuori degli spettatori toccando la
loro sfera emotiva. Straordinarie sono in particolare le panoramiche che
ritraggono i paesaggi e le vedute dall’alto a bordo degli aeroplani, che
rendono i luoghi fisici come Milano dei posti metafisici.
Il film è anche in
parte autobiografico in quanto Miyazaki è figlio di un dirigente di una
fabbrica di aerei (molti nomi di velivoli e piloti sono citazioni storiche
precise) e, l’amore per il volo (si pensi ad esempio al Castello errante di Howl), è uno dei temi ricorrenti nella sua
filmografia. Forse è anche una delle sue metafore preferite: la fuga dalla realtà
e dal mondo razionale per “volare” grazie alla Settima Arte nel mondo della
fantasia.
Nessun commento:
Posta un commento