Per quale motivo una rock star del calibro di John Lennon venne perseguitata
dall’Fbi e dall’establishment americano, nel tentativo di espellerlo dagli Usa
dopo il suo trasferimento a New York nel 1971?
I cineasti David Leaf e John Scheinfeld hanno cercato di
ricostruire questa storia “segreta” attraverso un bellissimo documentario,
presentato alla 63esima Mostra di Venezia e uscito in Italia nel giugno 2007,
alla luce anche del lavoro svolto dal prof. John Wiener che ha portato alla
pubblicazione dei documenti segreti dell’Fbi sul caso John Lennon. Ci sono
voluti 23 anni di battaglie legali per il rilascio completo del dossier,
coperto a lungo dal segreto per motivi di sicurezza nazionale. Questa vittoria
giudiziaria, basata sul Foia (legge che dà il diritto ad ogni cittadino
americano di far rilasciare agli enti pubblici tutti i documenti in possesso
non coperti da segreto), la dice lunga sulle differenze tra il sistema
giudiziario americano e quello italiano.
Tornando all’opera di Leaf e Schienfeld possiamo dire che,
attraverso un uso superlativo del montaggio di interviste dei protagonisti di
quegli anni (da Joko Ono a John Sinclair, da Bobby Seale ad Angela Davis) con
gli spezzoni d’epoca, accompagnati dall’eccezionale colonna sonora composta
dalle hit più politiche di John Lennon, si sia ottenuto un lavoro pregiato.
Infatti, spiegando la persecuzione subita da John Lennon da parte
dell’establishment americano tra il 1971 e il 1976, quando la musica rock
appariva una forza politica reale in grado di ostacolare i piani della Casa
Bianca (del Presidente Nixon in particolare), soprattutto in relazione alla
guerra del Vietnam, si riesce a ricostruire tutta l’atmosfera di quegli anni
intensi, quando si credeva veramente di cambiare il mondo, attraverso
l’attivismo politico, l’arte e la musica.
John Lennon era in sintesi un utopista (si pensi alla canzone Imagine), che mise a disposizione la
propria immagine e le proprie risorse al servizio della pace. Pensava che non
si potesse vivere quei tempi senza prendere una posizione, specialmente vivendo
negli Usa che continuavano a combattere in Vietnam. Ma non aveva fatto i conti
con l’Amministrazione Nixon, intollerante verso la contestazione, il pacifismo
e la diversità. Lennon, un comunicatore totale, si stava ergendo a leader del
movimento pacifista, legandosi anche a molti personaggi della contestazione:
dalle Pantere Nere agli attivisti radicali della New Left. A Washington si
architettò così un piano per convincere l’ex Beatle a tornare in Gran Bretagna,
aggrappandosi anche a una vecchia condanna in patria per uso di stupefacenti.
Lennon però vinse anche questa battaglia: fece causa all’Ins (l’ente per
l’immigrazione) e allo stesso Consigliere alla Giustizia John Mitchell (implicato
nel caso Watergate). Si scoprì così che
pur di espellerlo si erano compiuti degli illeciti.
La persecuzione esasperata contro Lennon produsse però un epilogo
drammatico, seppur a distanza di alcuni anni. A 40 anni, uno degli artisti più
anticonformisti e geniali del nostro tempo, venne ucciso davanti a casa con
cinque colpi di pistola sparati da un certo Chapman. Un uomo che aveva parlato
di pace se ne andava per morte violenta, lasciando un buco insanabile nel mondo
artistico e dell’attivismo per la pace.
(già pubblicato il 26/07/2010 su Mondoattuale)
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