Trama.
É la storia di due gemelli, entrambi interpretati da Edward Norton, che vivono agli antipodi: Bill Kinkayd è un
professore universitario affermato, mentre il fratello Brady è uno spacciatore
di provincia. I due non si vedono da molti anni. Tramite uno stratagemma, Brady
fa tornare il dotto fratello a Little Dixie, in Oklahoma, dove sarà travolto
dagli “affari” del fratello, finendo in un vortice di violenza e scoprendo chi
è veramente.
Innanzitutto
partiamo dal titolo della pellicola. È mai possibile che anche in questo caso
la traduzione italiana del titolo originale abbia stravolto completamento il
senso delle parole e del film? Fratelli
in erba è una traduzione orribile, che etichetta il film come una commedia
demenziale. Ben più poetico è il titolo in inglese Leaves of Grass, che allude sia al fatto che nella storia l’ “erba”
è protagonista, sia a una poesia di Walt Whitman.
In effetti,
il film di Tim Blake Nelson, è un
ibrido a mio avviso ben riuscito tra commedia comico -demenziale e un film
thriller - drammatico. La prima caratteristica dura per tutta la prima parte
della pellicola. Qualche sana risata non può essere trattenuta, soprattutto
quando la cinepresa si sofferma sulla faccia “fumata” di Brady. Proprio quando
il pubblico pensa di trovarsi di fronte un film comico, irrompe la seconda
faccia della pellicola, come un pugno in faccia. Un po’ alla fratelli Coen (con
cui il regista ha lavorato come attore nel film Fratello, dove sei?) un po’ alla Tarantino, la violenza si scatena
improvvisamente dopo qualche battuta ilare, con rivoli di sangue e sparatorie,
in un crescendo di drammaticità che culmina con una freccia scoccata da una
balestra che trafigge da parta a parte Bill.
La
sceneggiatura, ben scritta dallo stesso regista, è impreziosita da numerosi
momenti di riflessione filosofica, storica e sociale. Diverse sono le citazioni
ai grandi pensatori della Grecia classica, da Socrate a Platone, da Epicuro ad
Aristotele. Notevole anche la riflessione storico – sociale sulla generazione
hippy degli anni Sessanta che Bill rivolge alla madre (una maestosa e fumata Susan Sarandon): “Voi avete distrutto
tutto, ma non siete stati capaci di costruire nulla”. Da sottolineare anche la
parte in cui i colleghi di Bill si complimentano con lui per aver avuto
successo nel mondo accademico pur provenendo da una famiglia modesta. E come
non citare la battuta di Norton nei panni di Brady, in cui afferma che tutto il
mondo accademico è inutile perché ognuno esprime un’opinione su quello che
hanno scritto gli altri. Non manca neppure una digressione sulla storia degli
ebrei in America, che hanno in mano buona parte dell’economia statunitense. La
presenza forte dell’ebraismo nel film è probabilmente dovuta alle origini del
regista. Non trovo però molto originale aver rappresentato i “cattivi” con due
ebrei odiosi, avidi e cinici. È uno stereotipo letterario e storico che ha
davvero stancato.
Sussistono
però alcuni difetti e imperfezioni nel film. A cominciare dall’esternazione
esplicita nella scena iniziale del senso della storia: citando Socrate, viene
esposta la teoria della stabilità apparente, che è solo illusoria e minacciata
costantemente dal fallimento personale. L’intento didascalico della storia
quindi viene esposta subito e in modo palese, facendo intuire che la situazione
iniziale apparentemente serena e normale, sarà sconvolta da qualche tipo di
tragedia. Forse, conveniva esporre questo leitmotiv in maniera meno plateale e
più in là nella storia. Anche il tema del doppio, tanto caro a Joseph Conrad (si
veda Il compagno segreto, in cui si
spiega che in ognuno di noi si nasconde una parte assassina e non è detto che
sia la parte peggiore), è qui esposto in maniera abbastanza classica; non noto
nulla di veramente originale. Partendo da una situazione dicotomica in cui si
trovano un gemello buono e bravo (Bill) e uno sregolato e perditempo (Brady) si
arriva, per diversi gradi, al punto in cui i ruoli si invertono: Bill scopre di
assomigliare più di quanto non creda al fratello criminale, a cui è legato in
maniera molto forte nonostante le apparenze. In realtà, i due fratelli
rappresentano le due metà di uno stesso essere, che si completano a vicenda.
L’una, quella giudicata secondo la morale malvagia, salverà l’altra dalla
dannazione e dall’infelicità eterna. Non a caso il film si conclude con una
pioggia catartica, dopo che Bill è “risuscitato” da una gravissima ferita da
balestra (un simbolo di tensione interiore che ricorre in tutto il film?), che
segna la fine di una vita “finta” e l’inizio di una vita “vera”, in cui non
teme più le ombre del suo animo e le avversità impreviste (simboleggiate dalla
paura giovanile dei temporali estivi, che non sente più nel finale della
pellicola).
In
conclusione il film è vivace, brillante e dal ritmo veloce, con una solida
sceneggiatura e buone performance degli attori (tra cui figura anche lo stesso
regista nei panni di Rick Bolger). Manca però l’estro nella regia, ma
d’altronde Tim Blake Nelson è più bravo davanti alla macchina da presa che
dietro. Non un capolavoro, né un ottimo film, ma gradevole e di buon livello.
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