Sinossi: Kiki è una giovane strega che all’indomani del compimento del tredicesimo anno di età deve lasciare la propria casa per svolgere il noviziato in un’altra città. Accompagnata dal suo inseparabile gatto nero Jiji, Kiki supererà diverse prove che la faranno crescere.
Kiki – Consegne a domicilio, ennesima opera superlativa del maestro dell’anime Hayao Miyazaki, è stata distribuita solo da poco nelle sale cinematografiche italiane. In realtà il film è uscito nel lontano 1989, collocandosi all’interno della cinematografia di Miyazaki tra due capolavori: Il mio vicino Totoro del 1988 e Porco Rosso del 1992.
La protagonista della storia, come capita spesso nelle opere di Miyazaki, è una ragazzina vivace di nome Kiki che, compiuti i tredici anni di età, intraprende un viaggio per iniziare il proprio noviziato da apprendista strega in compagnia di Jiji, il suo fedele gatto nero. È l’inizio di un viaggio di formazione-trasformazione che condurrà la protagonista verso un percorso di crescita interiore. La figura della strega viene presentata dal regista priva di quel senso demoniaco e di peccato tipico della cultura cattolica. Piuttosto Kiki svolge un lavoro di pubblica utilità (così come le streghe erano in realtà delle guaritrici), che le permette di avere un ruolo importante nella società (sempre più riconosciuto dagli abitanti della nuova città di residenza) e di mantenersi. Un simbolo di emancipazione femminile insomma, tema molto a cuore al cineasta giapponese.
Dopo i primi ostacoli di ambientamento nella nuova città marittima, per Kiki sembra andare tutto bene: ha trovato una casa, ha creato un’attività (le consegne a domicilio su chiamata) e ha anche qualche amico. Sembrerebbe che non ci siano minacce da fronteggiare, come invece avviene a gran parte della altre eroine delle opere miyazakiane. Invece Kiki si ritrova all'improvviso a dover fare i conti con se stessa: non sentendosi all’altezza della situazione, entra in depressione e perde la capacità di volare con la sua scopa.
Torna anche in questo film il tema del volo come liberazione. Grazie anche al confronto con Ursula, una ragazza pittrice che potrebbe essere una sorella maggiore di Kiki, la protagonista comprende che ci possono essere dei momenti di crisi in cui si perde il dono di saper volare o dipingere o di saper fare bene un mestiere perché presi dallo sconforto e sopraffatti dalle proprie paure. Solo superando queste ultime si può crescere e tornare a essere liberi, il che significa in termini miyazakiani ricominciare a volare. Ecco che allora, nella parte finale del film, Kiki recupera il suo dono per potere salvare un ragazzino suo amico, superando così definitivamente il suo blocco psicologico e guadagnandosi la stima dell’intera comunità.
Sebbene Kiki – Consegne a domicilio non presenti delle problematiche più “adulte” come il pacifismo o l’ambientalismo e rimanga lontano dalle opere più ermetiche del maestro come La città incantata e Il castello errante di Howl, rimane comunque un ottimo film, percorso dall'inizio alla fine da un genuino ottimismo per il futuro che solo i bambini (e i giovani?) possono avere.
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