giovedì 19 novembre 2015

Torino Film Festival 2015

Articolo già pubblicato su "ArtInTime" il 14 novembre 2015.


Si preannuncia ricchissimo il cartellone del prossimo Torino Film Festival, in programma dal 20 al 28 novembre: 158 lungometraggi, 15 mediometraggi, 32 corti, 50 anteprime mondiali e 20 internazionali, selezionati dalla direttrice Emanuela Martini e il suo staff tra oltre 4mila titoli.

La kermesse, giunta alla sua 33esima edizione, verrà aperta dal film inglese "Suffragette"di Sarah Gravon che narra le vicende del movimento femminista che si batté agli inizi del Novecento per l'uguaglianza di genere e il suffragio universale. Nel cast Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep.

Il Gran Premio Torino andrà a Terence Davies, regista inglese tra i più importanti autori europei emersi negli anni Ottanta, che presenterà il suo nuovo lavoro "Sunset Song" tratto dal classico della letteratura scozzese "Canto del tramonto".

Alla regista italiana Francesca Comencini, già vincitrice nel 2007 con "In Fabbrica", sarà assegnato invece il Premio Cipputi alla carriera.

Nel concorso ufficiale, come sempre incentrato sul cinema "giovane", gareggeranno quattro titoli italiani: "Cose di comunismo" di Elisabetta Sgarbi, storia di tre donne rumene in cerca di lavoro in Italia; "Mia madre fa l’attrice" di Mario Balsamo, film personale in cui il regista descrive il rapporto con sua madre Silvana Stefanini, attrice negli anni Cinquanta; "I racconti dell’orso" di Samuele Sestieri e Olmo Amato, opera prima finanziata con il crowfunding, a metà tra fantasy e sperimentalismo; "Lo scambio" di Salvo Cuccia, thriller psicologico ambientato nella Palermo degli anni Novanta.

Nella sezione "Festa Mobile" si vedranno i titoli più attesi, tra cui: "The Assassin" di Hou Hsiao-hsien (premiato a Cannes), "Under Electric Clouds" di Aleksej German Jr., "Arabian Nights" di Miguel Gomes, "Treasure" di Corneliu Porumboiu e "High Rise" di Ben Wheatley.

In questa sezione verranno presentate anche alcune opere italiane inedite: "La felicità è un sistema complesso" di Gianni Zanasi, con Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston, "Prima che la vita cambi noi" di Felice Pesoli, "Oggi insieme, domani anche" di Antonietta De Lillo e "Antonia" di Ferdinando Cito Filomarino.

Attesissimo il ritorno al TFF del regista nipponico Sion Sono, che presenterà ben tre opere ("Tag", "Shinjuku Swan" e "Love & Peace") all'interno della sezione "After Hours", che comprende anche l'ultimo caleidoscopico lavoro di Guy Maddin " The Forbidden Room".

Tra le numerose sezioni del Festival, da segnalare anche "Onde", dedicata alle opere più sperimentali, tra cui: "Cemetery of Splendour" del thailandese Apichatpong Weeresethakul, "Pompei Eternal Emotion" di Pappi Corsicato e "Faire la parole" di Eugène Green.

Da non perdere nemmeno il concorso "Spazio Torino", dedicato ai corti realizzati da cineasti nati o residenti in Piemonte, e il "TorinoFilmLab", progetto ideato per sostenere i giovani film-maker di tutto il mondo.

Infine, il TFF celebrerà Orson Welles nell'anno del centenario della nascita con il poster ufficiale e la riproposizione di tre suoi grandi lavori: "Quarto potere", "Rapporto confidenziale" e "L'infernale Quinlan".

venerdì 13 novembre 2015

Suburra: un film sull'Apocalisse morale

Gli antichi Romani chiamavano "Suburra" il quartiere popolare e malfamato dell'urbe, situato tra il Celio e l'Esquilino; il termine indica tutt'oggi il quartiere più "moralmente" degradato  di una città.

Il film di Stefano Sollima, tratto dal romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, autore già di Romanzo criminale e co-sceneggiatore di questa pellicola, esplora il sottobosco romano in cui politica e criminalità si incontrano per decidere le sorti della capitale e spartirsi ciò che essa può offrire. Partendo dai fatti di cronaca - del resto De Cataldo è un magistrato -, i personaggi prendono vita muovendosi e incontrandosi in una Roma cupa, notturna, da film noir, perennemente flagellata da una pioggia biblica che sembra annunciare l'avvento di un'Apocalisse.

La storia è fortemente connotata dal punto di vista temporale: si svolge tutta tra il 5 e il 12 novembre 2011, giorno (vero) delle dimissioni del governo guidato da Silvio Berlusconi e, per tutti i protagonisti della vicenda, inesorabile appuntamento con il proprio destino.

In questo contesto spazio-temporale, si intrecciano le storie di diversi loschi personaggi che formano il microcosmo di Suburra: l'onorevole Filippo Malgradi, un politico corrotto e corruttore (magistralmente interpretato da Pierfrancesco Favino); Er Samurai, vero mediatore tra politica, criminalità e curia romana, burattinaio, ex militante di estrema destra e ultimo superstite della Banda della Magliana (un villain memorabile grazie a Claudio Amendola); Numero 8, boss di Ostia incapace di capire che certi giochi sono più grandi di lui (Alessandro Borghi); Sebastiano, un Pr spregiudicato moralmente (Elio Germano); Viola, tossicodipendente, compagna fedele di Numero 8, coerente fino alla fine (Greta Scarano); Sabrina, fragile escort di lusso (Giulia Elettra Gorietti); Manfredi Anacleti, boss degli zingari intento a vendicare il fratello minore e ansioso di entrare nella serie A del crimine (Adamo Dionisi).


Per colpa di un festino finito male con protagonisti Malgradi e Sabrina si innesca una serie di eventi che porteranno tutti i personaggi a mettere in gioco la propria esistenza pur di perseguire i propri fini senza scendere a compromessi. Sullo sfondo, il tentativo di una grande speculazione edilizia su Ostia per trasformarla in una nuova Las Vegas, progetto che coinvolge anche alti prelati del Vaticano.

Suburra mostra il dramma di una guerra per la sopravvivenza in cui tutti si credono invulnerabili mentre sono solo pedine di un gioco più grande di loro; vecchi e nuovi patti di fedeltà saltano in nome della fallace bramosia di potere e denaro.

L'opera di Sollima, figlio d'arte e autore delle serie televisive Gomorra e Romanzo criminale oltre che del film ACAB - All Cops Are Bastards del 2012, non lascia indifferenti, anche perché non offre nessuna possibilità di catarsi ai personaggi, né una speranza di ritorno alla normalità dopo l'Apocalisse.

Proprio Lei, alla fine, giunge inesorabile per tutti: il Presidente del Consiglio si dimette, lasciando l'onorevole Malgradi nelle mani della Giustizia, mentre tutti i personaggi della vicenda, eccetto Viola, pian piano vengono sconfitti.

Un Papa dimissionario simboleggia lo smarrimento morale dell'Urbe e della Chiesa, mentre una pioggia torrenziale allaga e disinfetta la Città Eterna.



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