Il simpatico Panda Po, ormai diventato
il Guerriero Dragone, deve proteggere la Valle della Pace, aiutato dai cinque
amici Cicloni (Tigre, Vipera, Scimmia, Gru e Mantide). La nuova minaccia si
chiama Lord Shen, un crudele pavone bianco che vuole conquistare la Cina con
un’arma micidiale. Po, incaricato di fermare Shen, scoprirà poco alla volta le
sue vere origini…
Il sequel di Kung Fu Panda, diretto dalla cineasta Jennifer Yuh Nelson, affronta in maniera più “matura” le avventure del simpatico Panda Po, ormai diventato il leggendario Guerriero Dragone. Se da una parte il protagonista è un esperto maestro di Kung Fu, dall’altra vive con angoscia il proprio passato. L’incontro / scontro con Lord Shen, un diabolico pavone bianco, riaccende in lui i ricordi dell’infanzia, che sono solo frammenti incomprensibili di un puzzle che va ricostruito. L’idea centrale di questo film è dunque lo scontro tra la razionalità del kung fu – l’autocontrollo e il distaccamento dalle emozioni – e il mondo dell’inconscio, una dicotomia che esplode ogniqualvolta il protagonista vede un segno o sente una frase che lo fa precipitare nel proprio trauma infantile irrisolto.
Nel corso del
film, gradualmente, tassello dopo tassello, Po scopre il mistero che si cela
dietro l’essere figlio dell’anatra Ping: la sua vera famiglia è stata
sterminata da piccolo. E, per vendetta personale, supererà le proprie
difficoltà psicologiche per sconfiggere Lord Shen legato a quel tragico evento.
Un’altra
dicotomia interessante è quella costituita dalla lotta tra la forza dello spirito
e la tecnologia. Infatti Lord Shen cerca di conquistare la Cina attraverso
l’uso dei cannoni, un segno evidente dell’avanzata dell’età industriale in un
mondo ancora dominato dalle arti marziali. Qui viene ripresa un po’ la storia
del Giappone di metà Ottocento, quando, dopo il contatto con gli occidentali,
cominciarono a diffondersi i fucili, i nemici più letali per i samurai. Anche
nel film i guerrieri, privi di armi, sembrano costretti alla sconfitta e
all’estinzione come classe sociale per colpa dell’avanzata delle armi da fuoco.
Ma l’autocontrollo e la forza mentale derivanti da anni di allenamento kung fu
consentono a Po e ai suoi amici di avere la meglio sugli avversari, portando la
conclusione del film a un classico happy
ending.
Una terza e
ultima dicotomia riscontrabile in questa pellicola è quella relativa al ritmo:
scene veloci, anzi velocissime di combattimento (non era meglio usare il ralenti per assaporare meglio le
complicatissime coreografie delle battaglie?) si susseguono a sequenze lente,
ma pregne di emozioni, in cui Po rivive la propria infanzia “regredendo” allo
status di guerriero dilettante.
Kung Fu Panda 2 è in conclusione un film più maturo
del precedente episodio che risente a mio giudizio in maniera positiva del
cambio alla regia (il precedente episodio era stato diretto da Mark Osborne e John Stevenson). Non solo
la qualità tecnico - artistica è elevata anche senza la visione in 3D, ma questa
è un’opera che punta molto sulle emozioni degli spettatori, alternando in
maniera equilibrata momenti leggeri a sequenze più drammatiche, tutte legate al
passato di Po e al suo inconscio. E quando il Cinema emoziona tutti, adulti e bambini
insieme, significa che è stato fatto un buon lavoro.
VOTO:
(già pubblicato il 15/09/2011 su Mondoattuale)
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