lunedì 22 febbraio 2016

Berlinale: Orso d’oro all’italiano “Fuocoammare”

Articolo già pubblicato su "ArtinTime" il 21 febbraio 2016. 




La 66esima edizione della Berlinale – Festival del cinema di Berlino – non poteva concludersi in modo migliore. L’Orso d’oro è stato assegnato all’unanimità dalla giuria presieduta da Meryl Streep al docufilm Fuocoammare, diretto dall’italiano Gianfranco Rosi.

Quattro anni dopo la vittoria alla Berlinale dei fratelli Taviani con Cesare deve morire il festival tedesco torna a tingersi di tricolore grazie all’opera di Rosi, già vincitore del Leone d’oro alla Mostra di Venezia del 2013 con Sacro GRA, ambientata a Lampedusa e incentrata sul drammatico e attualissimo tema dei migranti del Mediterraneo.

Il cineasta italiano, per immergersi totalmente nella storia da documentare, si è trasferito per più di un anno sull’isola siciliana. Il film narra la storia di Samuele, un dodicenne di Lampedusa testimone di uno dei più grandi drammi umanitari dei nostri tempi.

L’Orso d’argento è stato invece assegnato a Death in Sarejevo, del regista bosniaco premio Oscar Danis Tanović: una riflessione sul passato e sul presente dell’Europa dopo un secolo dalla scoppio della Prima guerra mondiale.

La francese Mia Hansen-Løve si è aggiudicata il riconoscimento per la miglior regia grazie al film l’Avenir, dramma al femminile con Isabelle Huppert nel ruolo della protagonista.

Majd Mastoura è il miglior attore grazie alla sua interpretazione in Hedi, film tunisino di Mohamed Ben Attia già premiato come miglior opera prima, mentre Trine Dyrholm ha trionfato nella categoria miglior attrice per la sua performance in The Commune del danese Thomas Vinterberg.

In un’edizione della Berlinale caratterizzata dai grandi temi della politica internazionale e dalle emozioni interiori, la pellicola di ben otto ore A Lullaby to the Sorrowful Mystery del filippino Lav Diaz si è aggiudicata l’Alfred Bauer Award, mentre nella categoria miglior documentario ha vinto Who’s Gonna Love Me Now? diretto da Von Tomer e Barak Heymann.

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