The Reader è allo stesso tempo un film drammatico e storico. Infatti
il senso di colpa del popolo tedesco per i crimini nazisti s’intreccia con la
storia personale del protagonista, Michael, che s’innamora morbosamente di Hanna,
una donna misteriosa molto più anziana di lui. Il film di Stephen Daldry è tratto dal famoso libro del tedesco Bernhard
Schlink (A voce alta), che, uscito
nel 1998, ha provocato un vero e proprio caso in Germania.
Il film è costruito su tre
blocchi. Nel primo, ambientato negli anni ’50, l’adolescente Michael (David Kross) incontra la trentenne
Hanna (Kate Winslet) e i due
stabiliscono una relazione basata sul sesso accompagnato dalla lettura di
classici, letti dal giovane per Hanna. Improvvisamente però la loro relazione
si interrompe per la scomparsa di Hanna. Nel secondo blocco invece si va negli
anni ’60, quando Michael, studente di giurisprudenza, ritrova Hanna imputata in
un processo con l’accusa di aver ordinato una strage di ebrei nel ruolo di
kapò. Questa è la parte cruciale della storia: infatti Michael non solo scopre
chi era veramente la donna di cui si era innamorato, ma anche quale segreto
nascondeva oltre al suo oscuro passato. Hanna è analfabeta: pur di non
confessarlo in tribunale, si assume tutta la colpa della strage e viene
condannata all’ergastolo. Nell’utimo segmento della storia, vediamo i
protagonisti ormai invecchiati: Michael (Ralph
Fiennes), che ha sempre problemi con le donne, decide d’inviare dei nastri
ad Hanna in cui ha registrato la lettura di alcuni libri. Hanna impara così
gradualmente a leggere e a scrivere in carcere. Nel finale, i due si
rincontrano, ma Hanna non sembra pentita del suo passato da nazista. Seppur
ormai alfabetizzata, rimane però analfabeta sul piano morale e il suo epilogo è
tragico.
Mi soffermo ora su due
momenti fondamentali del film. Il primo è la scena in cui gli studenti di
giurisprudenza, Michael compreso, assieme al professore (Bruno Ganz), si domandano se l'etica sia superiore alla Legge o,
come diceva Socrate, occorra in ogni caso obbedire alle leggi, anche se
ingiuste. Questa fu però la giustificazione di molti nazisti: per discolparsi
affermarono di aver obbedito solo agli ordini dei loro superiori, come tanti
burocrati. Questa parte del seminario simboleggia la condanna storica della
generazione del '68 tedesco contro i "padri", che avevano preferito
dimenticare i crimini nazisti e la loro responsabilità collettiva. L’altro
momento fondamentale è il finale: secondo me Hanna non si è pentita dei crimini
compiuti, ma ha avuto solo paura del mondo esterno, dopo tanti anni passati in
carcere. Forse, proprio perchè non prova nessun senso di colpa per il suo
passato (analfabetismo morale) non se la sente più di vivere.
Seppur la storia sia molto
interessante e gli attori siano tutti eccellenti, il film non è un capolavoro: poteva
essere realizzato in modo migliore. Non condivido per esempio la scelta del
regista di dedicare ben 40 minuti al rapporto morboso tra i due protagonosti:
il risultato è di annoiare lo spettatore ripetendo più volte la stessa scena.
Inoltre, sembra quasi brutale la differenza tra questa parte erotica del film
con il resto, in cui compaiono temi profondi e la narrazione si imprime di
forte drammaticità. Infine, possible che manchino del tutto i flashback dei due
protagonisti, di Hanna in particolare? Da apprezzare invece il fatto che la
storia di Hanna sia raccontata in modo imparziale, senza demonizzarla per le
sue colpe. Infatti il film più che fornire risposte su come superare il senso
di colpa, personificato da Hanna, ma estendibile a tutto il popolo tedesco,
offre invece molti interrogatvi, stimolando la riflessione degli spettatori.
Kate Winslet ha vinto con
questo film l’Oscar 2009 come migliore attrice e il Golden Globe come miglior
attrice non protagonista.
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